Halloween

Halloween

Abbiamo comprato una zucca grossa e tonda
che ha vissuto per tutta l’estate
senza occhi per veder le cose…
e ora di occhi ne ha due.
Prima era tutta scura dentro
mentre cresceva sul viticcio
ma ora ha un sorriso sdentato
e il suo viso risplende.
(Aileen Fisher)



halloween

Halloween 2 - Film 2009

 Halloween II (2009)

L'assassino ritorna sempre sul luogo del delitto. Difatti il rocker convertito al cinema Rob Zombie, torna ad
occuparsi del babau Michael Myers, di cui aveva narrato le origini qualche anno fa in "Halloween: The Beginning". Ma se il remake-prequel del film omonimo di Carpenter puzzava un po' troppo di "vorrei ma non posso", a metà via tra la rilettura e il doveroso omaggio, il sequel fa storia a sé. Completamente sganciato dalla continuity dei film precedenti, "Halloween II" inizia più o meno due minuti dopo la fine del capitolo precedente. Forte del buon successo commerciale della pellicola precedente, Zombie mette in scena uno spettacolo decisamente più brutale, sgradevole, a tratti visionario. Più vicino allo stile ideologicamente, e formalmente, anarchico de "La casa dei mille corpi" che a quello nichilista del suo capolavoro "The Devil's Rejects", il nuovo "Halloween" è "solo" un concentrato di tensione e violenza iconoclasta.

A Rob Zombie non frega nulla della sceneggiatura, davvero ridotta allo schema basilare del filone slasher (il maniaco creduto da tutti morto ritorna e fa una strage), e interessa poco anche la logica, non solo narrativa (Myers compare ovunque, che nemmeno col teletrasporto di Spock), ma anche cronologica (la vicenda avviene un anno dopo gli eventi del primo film, si presume inizio anni '80, eppure le macchine sono vistosamente moderne e "Weird Al" Yankovic, che compare in un gustoso cameo, fa una battuta sull'omonimia tra il nome del maniaco dalla maschera bianca e l'attore che interpreta "Austin Powers", datato però fine anni '90). "Halloween II" è una pellicola intrisa di dolore e morte, popolata da facce e personaggi ancora più viscidi e mostruosi del serial killer (a partire dallo psicologo Loomis- Malcom McDowell, più cinico e bastardo che mai), in cui è difficile provare pena o partecipazione per le vittime. Perso nei meandri della sua follia, in cui il fantasma della madre suicida, assieme ad un inquietante cavallo bianco, gli ordina di ritrovare la sorella perduta, Michael Myers è, con più convinzione rispetto al film antecedente, spogliato dell'iconicità della saga creata da Carpenter: vagabondo e vestito di stracci, con una lunga barba che lo rende, non casualmente, simile allo stesso Rob Zombie, e quasi sempre privo della maschera che lo ha reso celebre tra i fan del cinema horror, è un gigante guidato da rabbia e istinto animale.

Il regista ha mano sicura nel creare tensione e atmosfere malate. Dalle sequenze iniziali in cui assistiamo alla nuova "genesi" di Michael e Laurie/Angel (il killer che riprende coscienza sull'autoambulanza, la sorella "ricucita" come una bambola su un tavolo operatorio), proseguendo con l'attacco (da brividi) nell'ospedale deserto (la convinzione, infine confermata, che si tratti solo di un incubo, è rafforzata dalle immagini di "Nights in White Satin", eseguita dai Moody Blues, che si rincorrono su degli schermi tv), e gli omicidi sempre più brutali di Michael (privo di volto e identità egli "distrugge" a sua volta il viso delle sue prede, devastandolo, letteralmente, a suon di pugni, calpestandolo, pugnalandolo), che si susseguono inarrestabili. Rob Zombie immerge gradualmente il suo film nelle tenebre e nel buio, tant'è che nella seconda parte è quasi arduo distinguere il volto dei personaggi dall'ombra, e corre spedito come un'auto impazzita verso un finale delirante (il primo piano conclusivo è identico a quello che chiude "Psyco"). Peccato, ribadiamolo, che questo talento visivo, che questa disperazione (che è difficile rintracciare in prodotti analoghi), non siano supportati da una sceneggiatura adeguata e davvero innovativa (nonché piena di superflue battutacce che ambirebbero ad essere fantasiose come quelle di Tarantino), e che alla fine di questo "Halloween II" rimangano nella mente soltanto alcuni scampoli allucinanti.

Rob Zombie è indubbiamente un filmaker di talento, ma è ancora lontano dalla piena maturità.

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